La Chimera Etrusca
La Chimera, questo cane-leone con la coda di serpente e la testa di capra sul dorso, si è formata dalla trasformazione di animali fantastici dell’ arte siriana, persiana e assiro babilonese.
Sfinge-leone, da Karkemish (Turchia), IX sec. a.C., Anadolu Medeniyetleri Muzesi, Ankara
Apparve nel mondo occidentale attraverso l’arte greca, etrusca e italica tramite gli scambi commerciali nell’ VIII – VII secolo a.C. La variante in cui la testa di capra fuoriesce da un’ala è una delle rappresentazioni più antiche.
Rilievo in bronzo, San Marciano, VI sec. a.C., Antiken Sammlung, Monaco
Anfora etrusca da Vulci, 530 a.C., Fitz. Museum, Cambridge
Ma è alla fine del V e inizio IV secolo a.C. che la Chimera con la civiltà etrusca tocca l’apice della sua rappresentazione artistica con il bronzo di Arezzo.
Museo Archeologico Firenze
Museo Archeologico Firenze
Museo Archeologico Firenze
Museo Archeologico Firenze
Museo Archeologico Firenze
Vari sono i miti greci relativi alla sua nascita: secondo Omero era un animale divino nutrito da Amisodaros re di Caria; per Esiodo era figlia dell’Idra di Lerna e del leone Nemeo nipote di Tifone ed Echidna, sorella della sfinge. Simboleggiava il potere ctonio e le forze del sottosuolo.
Anfora attica a figure nere con Eracle che uccide l’Idra, Pittore di Princeton, 550-525 a.C.
Dettaglio dell’ anfora attica a figure nere con Eracle che uccide l’Idra, Pittore di Princeton, 550-525 a.C.
Anfora attica a figure nere, Pittore di Boulogne 520-510 a.C., da Cerveteri
Dettaglio dall’ anfora attica a figure nere, Pittore di Boulogne 520-510 a.C., da Cerveteri
Venne uccisa dall’ eroe corinzio Bellerofonte della stirpe di Sisifo, figlio di Eurinome e di Glauco e di Poseidon: il mito narra che Bellerofonte fuggì dalla sua patria per aver causato involontariamente la morte del fratello e andò dal principe Preto ad Argo, dove però rifiutò le avances di sua moglie Stenebea che si vendicò inviandolo dal suocero Lobate re di Licia, che per farlo espiare lo invitò a compiere una serie di “fatiche” tra cui quella di uccidere la Chimera, aiutato da Pegaso cavallo alato.
Peter Paul Rubens, Bellerofonte, Pegaso e la Chimera, 1635, Musée Bonnat, Bayonne
In epoca etrusca la Chimera con Bellerofonte veniva posizionata a protezione sulle porte delle città con funzione apotropaica, e la Chimera d’ Arezzo è stata ritrovata presso l’ antica porta etrusca corrispondente all’ attuale Porta San Laurentino;
E’ probabile che alcune raffigurazione di angeli o di santi con la stessa funzione di guardiani delle porte derivino dal ricordo dell’ antico episodio mitico, come San Michele o San Giorgio spesso raffigurati con le ali come Pegaso, il cavallo alato di Bellerofonte, che si accingono ad uccidere il drago, lontano parente della Chimera.
Botticini, a sx l’ Arcangelo Michele, 1471 ca, Uffizi
Raffaello, S. Michele, 1505, Louvre
Mura di Firenze ultima cerchia, Porta S. Giorgio
Mura di Firenze ultima cerchia, Porta S. Giorgio, dettaglio del bassorilievo
All’ inizio del VII secolo a. C. la Chimera veniva recepita ancora in modo puramente decorativo, e alla fine del VI secolo a.C. la sua immagine iniziò ad apparire su monete, gemme, scarabei, antefisse,
Statere d’ argento, Sicione, IV sec. a.C.
Corinto 430-405 a.C.
Intaglio onice di strato azzurro su fondo nero, I sec. a.C.
Antefissa fittile da Thasos, 550 a.C., Mus. Nazionale, Atene
sulle ceramiche,
Aryballos corinzio da Camirtos, Pittore dei leoni araldici, ultimo quarto del III sec. a.C., Victoria and Albert Mus., Londra
Kylkiz laconica, Pittore della Chimera, Terzo quarto del VI sec. a.C., Heidelberg, Mus. dell’Università
Piatto apulo a figure rosse 350 a.C.
Nel V secolo a.C. si ebbe il ritorno e la diffusione del suo mito con Bellerofonte su Pegaso che la uccide che continuò anche in epoca romana apparendo su ceramiche, mosaici, affreschi, gemme e monete.
Kylix a figura nera laconiana Pittore di Boread Getty Villa, Malibù 570-565 a.C.
Ceramica attica figure rosse 420 a.C.
Piatto apulo
Askos attico a figure rosse. Ultimo quarto del V secolo a.C., Louvre, visto dall’ alto
Askos attico a figure rosse. Ultimo quarto del V secolo a.C.
Askos attico a figure rosse. Ultimo quarto del V secolo a.C.
Mosaico, Rodi, 300-270 a.C.
La-Chimera-mosaico-romano-Musee Rolin Burgundy France
Affresco romano con Cupido, Pegaso, Chimera, I-II sec. d.C., Colonia, Museo
Intaglio onice di strato azzurro su fondo nero, III sec. d. C.
Anello a scarabeo etrusco, ca. 400 a.C. Michael C. Carlos Museum, Emory University
Didrammo dei Fenserni (Campania) 390 a.C., Berlino
Corinto, bronzo, età augustea
La Chimera d’Arezzo è di genere maschile (anche se in epoche antiche la Chimera è apparsa anche in forme femminili) ed è rappresentata ferita dai colpi del nemico sulla coscia sinistra e sul collo della testa di capra che pende dalla parte di sinistra ormai morente.
Cavità lanceolata sull’anca sinistra
Cavità lanceolata sul collo della testa di capra
Il corpo dell’animale è stato modellato con naturalismo plastico, mentre la testa ha ancora un forte sapore arcaico come opera scultorea di transizione tra due stili artistici.
Museo Archeologico Firenze
Museo Archeologico Firenze
Museo Archeologico Firenze
Particolarmente convincente sull’ arcaicità della testa è il confronto con il gocciolatoio fittile da Metaponto risalente alla metà del V secolo a.C. e il Rhyton attico a figure rosse di Ruvo della fine del V sec. a.C.
Gocciolatoio fittile da Metaponto
Chimera d’ Arezzo, particolare
Rhyton attico a figure Rosse, Ruvo, fine V sec. a.C. |
Particolare della Chimera Etrusca |
Altre affinità stilistiche si trovano nel confronto con la statua funeraria da Marciano all’ Antikensamlung di Berlino e con la zampa di sostegno del Museo Archeologico di Firenze.
Statua cineraria da Marciano, Antikensammlung, Berlino
Sostegno bronzeo a zampa ferina, Mus. Archeologico, Firenze
Lo studio della scritta etrusca sulla gamba sinistra tinscvil, incisa sulla cera prima della fusione, conferma la datazione della Chimera d’ Arezzo alla fine del V – inizio del IV sec. a.C.
Chimera, dettaglio
Il mito della sua uccisione prevede che la Chimera e le altre due figure di Bellerofonte e di Pegaso siano unite un unico gruppo scultoreo, come spesso accade. Ma la Chimera, al pari di altre figure mostruose, viene rappresentata anche da sola, prende cioè una vita autonoma come appunto nelle monete, nelle ceramiche, etc.
La Chimera d’ Arezzo potrebbe essere stata asportata da un gruppo bronzeo con Bellerofonte a cavallo di Pegaso. La scritta dedicatoria etrusca presente sulla gamba sinistra dell’ animale incisa sulla cera prima della fusione potrebbe però far pensare anche ad una fusione singola. Il bronzo poi sarebbe stato sotterrato insieme ad altri bronzetti in una stipe votiva.
La scultura è alta circa 80 cm e lunga circa 130 compresa la coda, che però non è nella posizione originaria a causa del restauro settecentesco.
Cosimo I dei Medici Duca di Toscana ordinò che gli venissero portati sia la Chimera che gli altri reperti scavati ad Arezzo, ed espose il grande bronzo nelle stanze del papa Medici Leone X in Palazzo Vecchio, come simbolo di tutte le fiere da lui vinte nella creazione del Regno d’ Etruria. Successivamente fu portata nel “corridore di mezzogiorno” degli Uffizi. Oggi è al Museo Archeologico di Firenze.
Il restauro fu curato dal Cellini; le zampe del lato sinistro, trovate staccate dal corpo poco sopra l’ articolazione vennero riattaccate grossolanamente con colatura di piombo.
Zampa anteriore sinistra lato esterno
Zampa anteriore sinistra lato interno
Zampa posteriore sinistra lato esterno
Zampa posteriore sinistra lato interno
Nel 1785 lo scultore Carradori ricreò la coda dell’ animale (ancora non rifatta nel disegno di Disegno di Verkruys del 1724 riprodotto da Th. Dempster nel 1720-1726)
Disegno di Verkruys del 1724 riprodotto da Th. Dempster, De Etruria regali libri septem, Firenze, 1723–1724
non rispettando l’ originario andamento, solo la parte più vicina al corpo della Chimera è un frammento della coda originale e la posizione del serpente che morde il corno della testa di capra venne creata per darle un punto d’ appoggio grazie al quale sostenerne il peso.
Giunzione tra troncone originale della coda con la parte rifatta nel ‘700
Negli 1933 difronte alla stazione ferroviaria di Arezzo furono collocate due fontane con al centro di ognuna una replica della Chimera etrusca fuse dalla fonderia Aglietti. Durante la Seconda Guerra Mondiale vennero tolte ed il metallo fuso per esigenze belliche.
Nel dopoguerra il Comune di Arezzo chiese alla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze di fonderne due repliche che furono riposizionate al posto di quelle perdute.
Fontana con la copia novecentesca della Chimera nel lato destro dei giardini della stazione di Arezzo
Fontana con la copia novecentesca della Chimera nel lato destro dei giardini della stazione di Arezzo
La copia novecentesca della Chimera nel lato destro dei giardini della stazione di Arezzo
Più volte questo magnifico bronzo conservato al Museo Archeologico di Firenze è stato richiesto per essere esposto sia in mostre che i musei di varie parti del mondo hanno allestito. Ed è nato un serio problema: se nel trasporto per nave o per aereo l’originale va perduto come si fa? Perdere un tale capolavoro sarebbe una tragedia ed un delitto. È nato quindi da parte della Soprintendenza Archeologica il progetto degli “identici”, la creazione cioè di repliche assolutamente identiche di questi bronzi, da inviare alle varie mostre e tenere l’originale nel Museo.
La direzione del Museo archeologico di Firenze ha quindi contattato attraverso la Galleria Bazzanti la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli, per iniziare lo studio della possibilità di eseguire un calco negativo non solo sulla Chimera Etrusca, ma anche su altri due bronzi etruschi del Museo: la Minerva Etrusca, e l’Idolino, per poi fondere in bronzo a cera persa gli identici. Constatata la capacità e la qualità lavorativa della fonderia, ha proceduto a darle l’incarico.
I nostri tecnici hanno raggiunto i laboratori della Soprintendenza Archeologica ed hanno iniziato ad eseguire, con estrema attenzione, il calco della Chimera in gomma siliconica e madreforma in gesso.
Realizzazione del calco sulla Chimera originale
Realizzazione del calco sulla Chimera originale
Dal calco, trasportato con cura in fonderia, sono state eseguite e ritoccate le cere a cui sono state applicate le colate, eseguita e lavorata la fusione, assemblate e saldate le parti.
Madreforma in gomma siliconica
Ritocco della cera del serpente
Cera della testa ritoccata
Applicazione delle colate alla cera della testa
Il bronzo lavorato viene rimontato
L’“identico” della Chimera è stata esposto al Museo Archeologico fiorentino, ed è stata inviato poi a varie esposizioni come quella del 2014 “Seduzione Etrusca. Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum” al Palazzo casali di Cortona.
Attualmente è posto all’ ingresso del Museo Archeologico di Firenze.
Ferdinando Marinelli Jr. presenta l’ “Identico” al Museo Archeologico di Firenze