Il Verrocchio e il suo David

Il David nel medioevo

La figura del David biblico ha fin dal medioevo affascinato i Fiorentini in modo particolare. Nel Vecchio Testamento è descritto molto bene, meglio di quanto lo siano stati la gran parte degli altri profeti. Tra le sue caratteristiche peculiari nel momento in cui uccide il gigante Golia alto sei cubiti e un palmo c’è la giovane età, tanto da non poter ancora far parte dell’ esercito, la sua poca prestanza fisica, la sua intelligenza che vince sulla forza bruta. Non è un santo, anzi ha i vizi degli uomini quando prende Betsabea moglie di Uria che poi uccide, ha figli illegittimi corrotti e delinquenziali, tranne il saggio Salomone. Sconfigge i Filistei permettendo la nascita del Regno d’Israele.

Il David nelle miniature

Nelle miniature che decorano le Bibbie medievali è rappresentato appunto come un giovane con la fionda mente assale e uccide Golia.

Il David come profeta

Nel Trecento, nel campanile del Duomo di Firenze, Andrea Pisano lo rappresenta come profeta e re, non giovane ma barbuto, senza fionda, né spada e senza allusioni a Golia e alla sua uccisione.
Anche agli inizi del Rinascimento viene rappresentato come un vecchio barbuto che suona la cetra, associandolo alla musica.

Andrea Pisano, David, 1340 ca., Museo Opera del Duomo, Firenze

Incisione scuola fiorentina, meta’400, British Museum, Londra

Il David ringiovanisce

Ma nel 1330 circa a Firenze nell’affresco di Taddeo Gaddi, David appare per la prima volta giovane e senza barba, con una tunica corta, ha ai piedi il corpo decapitato di Golia, e tiene in mano la testa mozzata del Gigante ucciso; nell’ altra mano ha la spada con cui gli ha mozzato la testa e dalla sua cintura penzola la fionda con un sasso. Questa iconografia a Firenze non verrà più abbandonata nelle sculture rinascimentali.

Taddeo Gaddi, 1330, Cappella Baroncelli, S. Croce, Firenze

Il David simbolo della Repubblica Fiorentina

Quando Donatello nel 1409 scolpisce il David di Marmo, giovane, con la testa di Golia e la fionda ai piedi, vuole rappresentare una chiara risposta agli attacchi alla libertà fiorentina: il tiranno milanese Giangaleazzo Visconti stava per conquistare Firenze quando improvvisamente morì.
La statua nel 1416 viene acquistata dalla Signoria della Repubblica di Firenze che la porta in Palazzo Vecchio. David diventa il difensore della libertà e simbolo dell’aiuto divino contro i nemici.
E’ stato un passaggio molto importante: il David esce per la prima volta dall’ambito ecclesiastico per diventare un eroe civile. E quando nel 1390 venne affrescato l’interno di Orsanmichele a spese delle Arti, di nuovo Il David è a testa scoperta, porta una tunica corta e un mantello corto.

Donatello, David marmo, 1409, Bargello

Il David per la famiglia Medici

Donatello creò un secondo David per i Medici fuso in bronzo a cera persa, voluto per sottolineare il loro grande patriottismo contro ogni forma di dittatura. Questa volta Donatello lo modellò completamente nudo salvo i calzari ed il cappello, una figura altamente sensuale, sensualità che in pochi anni era stata accettata ed ammirata tanto da divenire simbolo, anche se solo civile, di giovinezza ed eroicità.

Donatello, David bronzo, 1440, Bargello

Il David censurato

Tuttavia, specie in ambito religioso, la totale nudità di David fu parzialmente censurata, come in una miniatura di Mariano del Buono della fine degli anni ’60 del Quattrocento in un manoscritto con dei salmi per Piero dei Medici: “ha un corto vestito che ne copre la nudità ma lascia in vista le sensuali gambe, una cintura che gli pende davanti ai genitali, la fionda nella sinistra, la spada nella destra, ai suoi piedi la testa sanguinante di Golia”.

Mariano del Buono, miniatura fine 1460 ca., Biblioteca Laurenziana

Il David nella Porta del Paradiso

Nel pannello del David della Porta del Paradiso del Ghiberti terminata nel 1452, al centro della scena, in basso, David appare mentre decapita il gigante Golia a terra ucciso. E’ anche questo giovane e privo di cappello, ha gli stressi calzari, ma è vestito.

Ghiberti, Pannello Porta del Paradiso “David”, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

Dettaglio

Il David come decorazione

Dalla seconda metà del ‘400 la scena di Davide che uccide Golia appare su cassoni, deschi da parto e altri manufatti, in alcuni casi è completamente vestito, in altri ha solo le gambe scoperte. Su un desco da parto (1480 ca.) è inginocchiato mentre sta per decapitare il gigante; sul primo cassone di nozze (1460 ca.) sono descritti tre momenti: David con le gambe nude, il corto vestito, i calzari e il mantello raccoglie i sassi da scagliare con la fionda; quindi David che sta per scagliare il sasso con la fionda contro il gigante Golia; e al centro del cassone David decapita con la spada Golia.
Sul secondo cassone Davide è in trionfo su un carro mentre tiene la testa di Golia per i capelli.

Desco da Parto, anonimo fiorentino, 1470 ca., Loyola University, Chicago

Francesco Pesellino, Cassone di nozze con Davide e Golia

Cassone di nozze con Trionfo di Davide, 1460 ca., National Gallery, Londra

In uno scudo da parata dipinto da Andrea del Castagno nel 1455 ca. David è crinuto, vestito ma con le gambe nude e tiene la fionda, e tra le gambe ha la testa di Golia.

Andrea del Castagno, scudo da parata, 1455 ca., National Gallery of Art, Washington

Le immagini di David su manufatti di questo tipo tendono ad assumere anche significati diversi, quali il coraggio e il valore della gioventù.

Il David di bronzo del Verrocchio

Intorno al 1475 Andrea del Verrocchio modella e fonde in bronzo a cera persa un suo David. E’ naturale che guardi al David bronzeo creato da Donatello elegante e ammirato. E ne riprende la posa: il braccio sinistro piegato e appoggiato al fianco, con la spada nella mano destra, il peso del corpo che poggia sulla gamba destra e la gamba sinistra leggermente piegata. La novità della scultura è la dinamicità e il senso di vita che il Verrocchio riesce a dare al suo David usando anche la spada che è tenuta che riempie lo spazio lontana dal corpo.
Il suo David è giovanissimo, il capo nudo ha permesso allo scultore di dargli una folta chioma di capelli, la bocca accenna ad un leggerissimo sorriso di soddisfazione, soddisfazione presente anche nello sguardo. Nei confronti dell’ eroe donatelliano, il David di Verrocchio è solare, scaltro, più diretto e certo.

Non è nudo, ma è rivestito da una sottile armatura (di cuoio?) che ricalca perfettamente le sue fattezze e che gli lascia le gambe nude; non è più un pastore infatti indossa una veste di foggia militare e

i calzari sono più bassi e meno ricchi di quelli di Donatello.

Verrocchio modellò la testa di Golia in modo da poterla fondere separatamente dalla statua del David. E’ probabile infatti che in un primo tempo avesse voluto posizionarla non tra le gambe del David ma lateralmente alla sua destra. In alcune miniature di manoscritti, derivanti da questo David avendo lo stesso tipo di armatura che lo riveste, la testa del Golia è posta di lato, cosa mai accaduta in precedenza; in particolare nella miniatura di Mariano del Buono del 1465-1470 e quella di Attavante del 1470-1480.

Mariano del Buono, miniatura con David, 1464-1470 ca., Victoria and Albert Museum

Attavante, miniatura con Davide e Golia, 1470-1480 ca., Zamek Krolewski, Varsavia

Il David su uno dei cassoni di nozze

E ancora nel cassone di nozze del Maestro di Stratonice del 1470 ca. la scultura del David sull’ alta base ha la testa di Golia di lato a sinistra.

Maestro di Stratonice, Matrimonio di Stratonice, 1470 ca., Huntington Library, San Marino, California

Maestro di Stratonice, Matrimonio di Stratonice, particolare

La testa di Golia

Nell’unico disegno di bottega del Verrocchio per il progetto il David è nudo e non c’è la testa di Golia.

Verrocchio, bottega, 1470 ca., Louvre

E’ plausibile pensare che quando nel 10 maggio del 1476 la statua venne ceduta per 150 fiorini da Lorenzo e Giuliano dei Medici alla Signoria di Firenze, prezzo politico di grande favore (come ci dice il Gaye nel suo Carteggio inedito d’ artisti dei secoli XIV, XV, XVI) il Verrocchio abbia spostato la testa del David dal lato al centro delle gambe.

La congiura dei Pitti

Piero dei Medici il Gottoso alla morte del padre Cosimo il Vecchio nel 1464 subentrò negli affari della famiglia; fu allora che i suoi nemici politici guidati dalla famiglia Pitti prepararono nel 1466 una congiura per ucciderlo, che Piero sventò, catturando ed esiliando gli organizzatori.
Molto probabilmente fu scelta come simbolo del potere mediceo la figura di David del Verrocchio che uccide il nemico ponendolo nel proprio Palazzo di via Larga dove già nella corte era esposto il David di Donatello.


Giambologna e il Ratto delle Sabine

Parte I

Hendrick Goltzius, Ritratto di Giambologna

La scultura più grande della Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria è il Ratto delle Sabine del Giambologna. Il poderoso ma slanciato David di Michelangelo posizionato nelle vicinanze della Loggia davanti al Palazzo Vecchio lì vicino, supera i cinque metri di altezza, e sicuramente è stato di stimolo affinché anche Giambologna creasse un’opera monumentale alta 4,10 metri.

Il Ratto delle Sabine sulla base nella Loggia dei Lanzi

Particolare delle sculture

Si tratta di tre personaggi intrecciati dove un giovane Romano rapisce una delle donne Sabine tenendola in alto mentre blocca tra le gambe un vecchio impaurito e disperato. Lo stile classico con cui Giambologna scolpisce l’opera è in accordo con il mito del “Ratto delle Sabine” secondo cui il Romolo fondatore di Roma rapisce con l’inganno le donne della vicina regione Sabina per procreare e popolare la neonata città.

Giambologna, scultore in marmo

Nonostante che il Giambologna preferisse eseguire modelli in creta da far fondere in bronzo a cera persa, ha eseguito in un unico blocco monolitico di marmo l’ opera che presenta grandi masse e vuoti disposti asimmetricamente pur mantenendo concentrato il peso ideale e reale in basso; ha saputo dare all’ insieme delle figure una torsione ad “S” che permette al monumento di avere la caratteristica innovativa della tridimensionalità; è infatti stato eseguito per essere collocato al centro di uno spazio dove poterlo guardare da tutte le parti, come sosteneva anche Michelangelo:

figura piramidale, serpentinata e moltiplicata per ono, doi e tre […] imperocchè la maggior grazia e leggiadria che possa avere una figura è che mostri il muoversi, il che chiamano i pittori furia della figura […] e per rappresentare questo moto non vi è forma più accomodata che quella della fiamma del foco […] si che, quando la figura avrà questa forma, sarà bellissima,

come infatti ci riferisce Giovanni Paolo Lomazzo nel suo “Trattato dell’ Arte della Pittura” del 1585.

La scultura è terminata

Giambologna terminava l’esecuzione dell’opera nel 1583. Gli era stata commissionata dal Granduca Francesco I dei Medici, come si deduce da una lettera che Simone Fortuna scrive al Duca di Urbino il 17 ottobre 1581 in cui lo informa che presto uscirà fuori un gruppo di tre statue opposto alla Giuditta di Donatello nella loggia dei Pisani [la Giuditta era allora posta nella Loggia dei Lanzi].
La scultura è stata firmata con la scritta “OPVS IOANNIS BOLONII FLANDRI MDLXXXII” [opera di Giovanni de Boulogne della Fiandre, 1582].

Ritratto di Francesco I de’ Medici di Scipione Pulzone, 1590, Galleria degli Uffizi

Il significato della scultura e il Granduca di Toscana Medici

Il Granduca Ferdinando I dei Medici trovò l’ opera bellissima e, come scrive Raffaello Borghini nel suo “Il Riposo” del 1584, la volle far porre nella Loggia dei Lanzi.
E’ curioso come Giambologna scriveva il 13 giugno 1579 al Duca di Parma Ottavio Farnese che con questa opera voleva “dar campo alla saggezza et studio dell’ arte“, esprimere cioè la forza dell’ amore del giovane innamorato, la bellezza della donna amata, e la disperazione del vecchio marito. E grazie allo stile scultoreo classico la nudità non offendeva la sensibilità della Riforma Cattolica. Niente a che fare, comunque, col “Ratto delle Sabine”.

La scultura diventa "Ratto delle Sabine"

Ma Raffaello Borghini conferma che in origine Giambologna voleva scolpire tre figure che interagivano in movimento tra loro, e che però fece cambiare idea allo scultore, e infatti scrive:

gli fu detto, non so da cui, che sarebbe stato ben fatto, per seguitar l’ istoria del Perseo di Benvenuto [opera di Benvenuto Cellini presente sotto la Loggia dei Lanzi] che egli avesse finto per la fanciulla rapita Andromeda moglie di Perseo, per lo rapitore Fineo zio di lei, e per lo vecchio Cefeo padre d’ Andromeda. Ma essendo un giorno capitato in bottega di Giambologna Raffaello Borghini, et avendo veduto con suo gran diletto questo bel gruppo di figure et inteso l’ istoria, c he doveva significare, mostrò segna di maraviglia, del che accortosi Giambologna, il pregò molto che sopra ciò gli dicesse il parer suo, il quale gli concluse che a niun modo gli desse tal nome alle sue statue; ma che meglio vi si accomoderebbe la rapina delle Sabine; la quale storia essendo stata giudicata a proposito, ha dato nome all’ opera.

Il calco in gesso

Giambologna eseguì, come usavano fare quasi tutti gli scultori, un modello in creta o in terra cruda, che fortunatamente non è andato distrutto e che è conservato all’ Accademia di Firenze.
Dal modello in creta, che una vota asciutto era particolarmente fragile e friabile, veniva normalmente tratto un positivo in gesso, più resistente della creta cruda, usato come riferimento per scolpire in marmo l’ opera. Un modello in gesso, probabilmente l’originale del Giambologna, è stato reperito ai primi del ‘900 da Marino Marinelli padre di Ferdinando Marinelli Jr.

Accademia del Disegno, modello originale in terra cruda

L'aiutante Pietro Francavilla

Uno degli aiuti dello studio del Giambologna per la scultura in marmo della mastodontica opera fu Pietro Francavilla (nome italianizzato di Pierre de Franqueville) che vi lavorò fin dal 1574.
Quando il titolo di Ratto delle Sabine divenne definitivo, Giambologna eseguì un bassorilievo in bronzo da apporre alla base che facesse capire il soggetto del monumento, così come aveva fatto il Cellini per la base del Perseo.

Particolare placca bronzo Ratto delle Sabine Giambologna