L'arte della fusione a cera persa
Parte 2
I calchi negativi eseguiti sulle sculture da fondere in bronzo, vengono usati per ottenere una cera positiva della scultura stessa, dello stesso spessore che dovrà avere il bronzo.
La cera così ottenuta viene ritoccata, vengono cioè tolte le eventuali imperfezioni,
Fino a renderla perfetta e pronta per essere inglobata in una rete tridimensionale di colate,
e quindi ricoperta da un materiale refrattario chiamato loto.
La forma di loto contenente la cera viene fatta cuocere in fornace per più giorni
La cottura fa sciogliere e bruciare la cera contenuta nelle forme di loto, lasciandovi dentro l’intercapedine vuota con la forma della cera bruciata.
Dopo la cottura le forme di loto vengono messe in una buca nel terreno.
Si procede ora alla fusione del bronzo,
E alla gettata del bronzo fuso dentro le forme di loto;
Il bronzo così prende il posto della cera; le forme vengono rotte per estrarre le fusioni di bronzo
Le fusioni vengono liberate dalle colate e sabbiate per pulirle dagli avanzi di loto.
Le fusioni vengono ora nettate e cesellate,
e successivamente rimontate a freddo e poi saldate.
L’ ultima fase è la patinatura della scultura: si tratta di ossidare la superficie del bronzo nella stesso modo in cui, negli anni, farebbe l’ atmosfera, ma molto più rapidamente
La tecnica della fusione a cera persa è rimasta per secoli uguale a se stessa. Oggi ci si avvale, ovviamente, del metano invece che del carbone per i forni fusori e per le fornaci per la cottura della forme di loto, di utensili elettrici come paranchi, gru, muletti, etc. che permettono la movimentazione di parti pesanti, una volta fatta completamente a mano.
Gli unici cambiamenti relativi ai materiali sono stati la sostituzione della gelatina organica per eseguire i calchi negativi con la gomma siliconica, e la sostituzione della cera d’ api, oggi carissima, con la paraffina.
Anche la saldatura del bronzo non è più a fiamma ossiacetilenica ma avviene con saldatrici elettriche in atmosfera di argon.